La BarchessaIl feudo delle Abbadesse
consisteva in 1200 campi, (700 arativi e prativi e 500 paludosi e
boschivi); aveva in Grumolo la "corte" principale, un insieme di
territori ed edifici strutturati per le necessità produttive e
amministrative del Monastero. La Barchessa venne fatta costruire nel
1200, adibita a "corte" e a magazzino dove raccogliere i fitti dati in
natura alle monache. Negli agli anni 1530-1550 fu ristrutturata,
allargata e ampliata con fienili e granai. Nel 1618 quando venne scavato
il canale navigabile Meneghina e fu costruito un molicciolo cui
attraccavano le barche utilizzate per il trasporto del riso fino ai
granai. Nel 1710 l'abbadessa Sulpitia Bissari con l'economa del
Monastero, Angela Maria Porto, ristrutturarono la Barchessa precedente
ormai diroccata, adeguandola alle nuove esigenze. Nel 1810 l'emanazione
dei decreti di Napoleone sciolsero le congregazioni religiose e i
monasteri, la Barchessa passò in proprietà della Real Casa e, quindi, al
conte Domenico Lampertico. Nel 1850, il Catasto austriaco registra la
Barchessa e le ex terre del Monastero quali proprietà dei conti Fedele e
Giuseppe Lampertico. L'ultima ristrutturazione risale alla metà degli
anni '90 ad opera della famiglia Ongaro.
Villa Piovene, Bettanin - Pavin
Fu
forse una delle prime dimore di campagna ad essere costruita (1498) in
questa zona per una potente famiglia vicentina. Anzi sembra il
rinnovameno di una precedente. Le due facciate sono identiche sia per la
sagoma sia per la distribuzione delle aperture nei tre piani. Nello
snodarsi delle sequenze orizzontali, il contrappunto é rigoroso; varia
solo la forma delle aperture: rettangolari le inferiori, con cimasa
sporgente come il davanzale; centinate quelle superiori, a basso
rettangolo sdraiato quelle del sottotetto. Di squisita fattura sono i
poggioli al centro delle facciate e i due nel fianco prospicente la
strada: preziosi di intagli floreali nei pilastrini, nelle formelle
intermedie e nelle mensole. La pianta mostra un grande vano centrale,
nei due piani, la cui misura corrisponde alla profondità della villa; a
sud della sala di ingresso sta la scala ancora a strutture antiche. Le
facciate fanno pensare che il committente della villa fosse un umanista
vicentino.
Villa Da Porto, - Rigo
Lo
scatto verticale degli ambienti rettangolari, la dolcezza dei raccordi
parietali dei secondi, l'alta armonia che governa i rapporti degli uni e
degli altri concorrono a dimostrare che solo un genio ne poteva essere
autore. Come soltanto lui, il Palladio, poteva ideare la forza delle
strutture al pianterreno, il mirabile gioco delle vele nell'ambiente
mediano, raccordate al centro sul pilastro rotondo e la concatenata
fluenza degli spazi coperti da volte. L'esterno può lasciare perplessi
per certe soluzioni adottate dal capomastro Domenico Groppino,
collaboratore del Palladio anche in altri edifici. La villa si presenta
come un grande, severo prisma articolato soltanto nella facciata
anteriore grazie alla loggia scandita dalle quattro colonne ioniche,
sulla cui trabeazione poggia il frontone triangolare. La loggia é
profonda e altissima, perché generoso é il movimento che essa determina e
risentito il suo scatto verticale.
Villa Godi - Piovene
Semplice
e severa, la villa dovrebbe risalire al 1597 circa, probabilmente fu
realizzata su disegno di Gian Domenico Scamozzi. Le ali sono forse della
fine del '700 mentre all'età romantica probabilmente, risale la torre
che s'innalza accanto alla villa. La villa imposta la sua volumetria
ampia e dilatata quasi radicandosi al terreno; un blocco serrato e duro,
spoglio d'ogni ornato, anche nelle cornici di porte e finestre, tenute
rase alla parete. Un tono di estrema semplicità domina la costruzione
quasi che l'architetto abbia voluto evitare, con caparbia ostinazione,
qualsiasi spunto ornamentale. L'interno si articola in un salone
centrale e tre sale, sia a sinistra sia a destra, agli angoli si aprono
quattro sale rettangolari uguali mentre nel mezzo ci sono altre due
salette minori, quadrate, pure uguali tra loro. Non c'é piano superiore,
bensì solo un sottotetto adibito a granaio. Pregevole é anche il parco
della Villa dove si possono ammirare alberi secolari.
Cappella "La Favallina"Adiacente
al parco di Villa Piovene, sorge la cappella detta "La Favallina",
egregia testimonianza di architettura del Seicento vicentino, da
attribuirsi a Carlo Borrella. La struttura é di perimetro rettangolare,
mentre l'aula sacra è circoscritta da un involucro circolare coperto da
una calotta: costruzione insolita nel vicentino, che avrà riscontro nel
Settecento nella cappella Gradenigo ad Angarano. Entro quattro nicchie
si possono ammirare gli Evangelisti di autore ignoto. Pure ignoto é
l'artista che realizzò la pala nell'altare che rappresenta "la nascita
di Maria".
Villa Rossi di Schio, Canal - Celin
La
villa più bella di Grumolo delle Abbadesse é certamente Villa Canal,
già Villa Rossi di Schio (sec. XVII). La facciata si compone di tre
piani: pianterreno, piano nobile, sottotetto. La distribuzione dei fori é
simmetrica in rapporto ad un asse mediano, rappresentato dalla porta
d'ingresso centinata, dalla finestra pure centinata al piano nobile e un
tempo dallo stemma araldico. La chiarezza compositiva della facciata
anteriore e posteriore della villa, l'estrosa idea realizzata nel
prospetto della cappella, costruita nel 1697, l'interessante soluzione
dell'innesto della scala nello spazio della sala centrale al pianterreno
avvertono che l'autore di questo complesso era architetto provveduto di
formazione non vicentina, qui attivo verso la metà del sec. XVII. La
villa, recentemente restaurata in modo accurato, é situata in via Piave,
ai bordi del centro.
Villa Fracasso, Lampertico - Bettinardi
La
Villa risale al 1790 e si compone di due piani ai lati e di tre piani
nel corpo centrale, ma l'ultimo, combinandosi con due corpi laterali e
sviluppandosi per l'intera profondità della villa, crea un altissimo
nodo crociato che incombe sull'intera costruzione. La pianta é uguale
nei due piani, la sala centrale lunga quanto é profonda la costruzione é
fiancheggiata a est da due sale e dal vano scala, ed ad ovest da due
sale e da un corridoio. L'interno presenta vani piuttosto bassi al
pianoterreno, più alti e a dimensioni più armoniose al secondo piano.
Alcuni di essi sono impreziositi da stucchi di elegante fattura, e il
soffitto della sala centrale del secondo piano é abbellito da un
affresco che riproduce diverse divinità olimpiche.
Villa Lioy
Per
questa villa sono stati avanzati i nomi di vari autori: da Ottavio
Bertotti Scamozzi, ad Antonio Piovene e a Giordano Miglioranza.
Probabilmente il progetto è frutto della ricerca di riprodurre modelli
dal Cinquecento vicentino che, anziché riportare al Palladio, si
riagganciano allo Scamozzi. Al pianterreno e al piano nobile la
disposizione dei vani è uguale: una grande stanza centrale, cui si
affiancano quattro stanze minori. Le scale trovano posto in due
torricelle laterali, sicché i vani che formano il nucleo della villa
possono mantenere la loro integrale autonomia spaziale. Quattro
semicolonne joniche, sormontate da frontone triangolare, puntualizzano
il centro della facciata: ai lati la parete si svolge liscia con una
sola finestra sormontata da un frontoncino triangolare. Fra le
semicolonne, le tre finestre fornite di balaustra, sono prive di
frontoncino. Il pianterreno, rivestito di bugnato gentile, forma uno
zoccolo continuo, interrotto dalle porte e dalle finestre. La
costruzione è sormontata da un frontone conclusivo, nel cui timpano si
appun
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