venerdì 19 agosto 2022

La sostenibilità e i progetti europei - L'incontro a Vittorio Veneto e l'intervento di Laura Panizutti

 




Borghi d'Europa propone dal 29 agosto al 1° settembre una serie di incontri sui temi dell'Eurosostenibilità, presentando le iniziative di informazione per il 2022 e il 2023.

" Oltre ad occuparmi della partnership che riguarda i progetti di finanza etica e sostenibile -osserva Laura Panizutti, consulente finanziario e patrimoniale -, tengo presente l'orizzonte più ampio in cui si inseriscono i progetti settoriali. Faccio miei i contenuti del

Manifesto Research and Innovation for the Future of Europe, lanciato da venti organizzazioni del mondo della ricerca e innovazione italiana ed europea.

Si legge che “il futuro dell’Europa e dei suoi cittadini sarà in gran parte legato ai risultati nel campo della scienza e della tecnologia. Nei prossimi anni, la ricerca e l’innovazione saranno fondamentali per guidare la ripresa europea post-Covid, accelerare la transizione ecologica e la trasformazione digitale, e sostenere le aspirazioni di autonomia strategica dell’Unione.”

Mai come oggi – si legge ancora nel Manifesto – è fondamentale promuovere un dialogo aperto tra scienza, tecnologia e società e un impegno diretto dei cittadini nelle attività di ricerca e innovazione, in modo che gli Europei possano continuare a riconoscere il contributo della scienza e della tecnologia al progresso e alla propria vita quotidiana.

Per secoli l’Europa è stata la patria del progresso scientifico e tecnologico globale: oggi più che mai gli europei dovrebbero svolgere un ruolo attivo per fare della Ricerca e dell’Innovazione le basi per costruire l’Europa del futuro."

In questa direzione le giornate di informazione di Vittorio Veneto rivestono una particolare importanza.

" Il luogo ove si svolge l'incontro, Serravalle, è un luogo ricco di arte e di storia, che ben si presta

ad una progettualità sostenibile."


Caratterizzato dalla forma allungata, parallela alla strada e al fiume Meschio, il nucleo di Serravalle nasce infatti costretto all'interno della valle formata dai monti Cucco e Marcantone.

La città, però, deve la sua fortuna proprio a tale collocazione geografica, che rendeva obbligatorio il transito delle merci dalla zona del Cadore, attraverso la Val Lapisina, verso Venezia.

Allo stesso modo, la presenza del fiume Meschio, lungo il cui corso si sono sviluppate numerose e diverse attività artigianali (mulini, fonderie, lavorazioni di lame) ha avuto pari importanza nello sviluppo economico della città.

Il sistema fortificato originario, probabilmente, consisteva in un "campo trincerato" nella chiusa di Serravalle, collegato a una serie di "vigilie" poste lungo il percorso delle strade ricordate, verso est e verso le regioni germaniche, di cui ancora oggi rimangono significativi segni nei manufatti e nei toponimi: vigilia di San Giacomo di Veglia, torre di San Floriano.

Secondo la tradizione storica locale, alla metà del XII secolo i vescovi cenedesi, per investitura, consegnano Serravalle ed il suo territorio in feudo ad un gruppo di potenti famiglie, tra le quali prende rapidamente il sopravvento quella dei "da Camino".

L'intraprendenza della famiglia, le nuove opportunità di sviluppo legate ai transiti provenienti dal Cadore e dal bellunese attraverso la Val Lapisina e il fiorire delle attività manifatturiere favorite dalle acque del fiume Meschio – soprattutto la produzione di armi bianche, che riforniva un ricchissimo e rinomato mercato – determinano la crescita di un insediamento allineato e compresso lungo la strada ed il fiume, dominato nel suo punto mediano da un castello, Castrum, arroccato su uno sperone roccioso, costituito da cinte murarie, torri, dimora per le guarnigioni e cappella. Il nucleo, nel corso degli anni, va allungandosi ed allargandosi a sud del castello, intorno ad una piazza, luogo di attività e scambi commerciali.

Lo sviluppo è tanto intenso che a partire dal 1226 Gabriele III da Camino recinge Serravalle di nuove mura, riprendendo ed ampliando quelle preesistenti, in modo da formare una triplice cerchia scandita da dodici torri le cui significative emergenze testimoniano ancora quell'"ars aedificandi" funzionale alle passate strategie belliche.

La nuova cinta si collega, attraverso le pendici di due colli Cucco, con la chiesetta di S. Antonio (di cui rimangono alcuni elementi) e Marcantone con il Santuario di Sant' Augusta. Quest'ultimo, ricostruito nel 1450, rappresenta un punto di riferimento per tutti i serravallesi perché contiene le spoglie della santa patrona, Augusta, morta martire, secondo la leggenda, per mano del padre, rude comandante goto al quale si fa risalire l'erezione della fortificazione culminante nella cosiddetta "Turris Nigra", visibile sul versante ovest del colle Marcantone, anche se in raltà si tratta di un elemento difensivo di epoca veneziana.

Dal 1337, con la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, Serravalle lentamente si modifica nell'aspetto, quasi esclusivo, di centro fortificato, quale finora si era mantenuto, e cominciano a sorgere i primi quartieri urbani dove prendono dimora i mercanti e gli artigiani della città. La lunga "pax veneta" che ne segue si esprime nel tessuto edilizio di Serravalle che si consolida, tra il '400 ed il '500. Le case e i palazzi, con le loro ricche facciate ed il continuum di portici, si addensano lungo l'asse principale costituito dall'acciottolata Contrada Riva (attuale via Roma), che passava attraverso l'antico Castello sfilando davanti alle imponenti dimore dei più ricchi e nobili casati della città, e dalla Calgranda (via Martiri della Libertà).

Anche sotto la signoria della Repubblica Marciana, Serravalle conserverà un ruolo strategico ed economico come punto di congiunzione del Trevigiano, del Bellunese e del Friuli.

"Il rilancio culturale e residenziale di Serravalle passa attraverso una rigenerazione dei palazzi storici , l'implementazione delle attività commerciali passando per la valorizzare del patrimonio culturale e sociale. "


Serve quindi un progetto di sostenibilità ambientale, che non può essere rinviato.



Ecco come i principi generali dell'Agenda 2030 si saldano agli obiettivi territoriali.

"Le partnership servono soprattutto a questo", conclude Laura Panizutti, ben consapevole

del suo impegno.


Comunicare per esistere

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Il Buon Vivere

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I racconti del buon evento

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Europadelgusto2016

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venerdì 12 agosto 2022

La Via della Pizza – Alla Pizzeria da Renata, per una pizza del territorio : Borgo Levada

 



 


Avevamo conosciuto la Pizzeria da Renata alcuni anni orsono e la nostra visita ci aveva convinto ad

inserire la bella realtà familiare di Francesco e Agnese nei Percorsi de La Via della Pizza.


https://www.youtube.com/watch?v=TN3PR_4mTbw

Siamo ritornati per degustare una pizza 'identitaria', che Francesco e Agnese hanno dedicato a

Borgo Levada.


La storia di Levada


Sull'origine del toponimo sono state formulate due ipotesi. La prima gli dà il significato di "terra elevata" in riferimento agli antichi insediamenti fondati su sopraelevazioni al fine di ovviare alle frequenti inondazioni. La seconda, avanzata da Dante Olivieri, si riferisce all'esistenza di una strada romana di importanza secondaria che si trovava in posizione sopraelevata rispetto al territorio circostante; non è da escludere, d'altra parte, un riferimento alla medievale Callalta[2].


Storia

La vicinanza a Opitergium e i vari ritrovamenti archeologici proverebbero la presenza di insediamenti di epoca romana, mentre non si hanno testimonianze della più antica civiltà paleoveneta.


La caduta dell'Impero Romano e la decadenza di Oderzo misero fine all'organizzazione politica e sociale della zona, che venne ristabilita solo nel X secolo dalla Chiesa. Alla presenza di feudi, spesso detenuti dalle stesse gerarchie ecclesiastiche (patriarca di Aquileia, vescovo di Treviso, vescovo di Belluno), si aggiunse l'influenza di alcuni monasteri, in particolare le abbazie di Busco e Monastier.

Levada ebbe inoltre una certa importanza strategica come sede di un fortilizio degli Strasso. La famiglia è documentata sin dal XII secolo, quando il capostipite Traso riceveva in feudo la villa di San Bonifacio di Levada, allora avamposto di Treviso presso il confine con Oderzo. La costruzione è descritta in un documento del 1347: sorgeva su un dosso e si articolava in due torri, cerchie murarie e fossati alimentati dallo scolo Bidoggia.

Gli Strasso cominciarono a decadere a partire dal 1318, quando Cortesino, capitano della rocca di Cornuda, fu imprigionato da Cangrande della Scala e rilasciato dietro un lauto riscatto. Per poter pagare la grossa somma, la famiglia fu costretta a vendere diversi beni tra i quali, forse, una parte del castello. Nell'atto del 1347 si attesta infatti che Tommasino era riuscito a riottenere metà del fortilizio. Probabilmente l'edificio fu distrutto nel XV secolo ad opera della Serenissima che intendeva ridurre il sistema difensivo della terraferma che poteva esse.

La pizza utilizza le farine del Molino Bertolo, è interpretata come sempre : leggera e sottile, senza l'effetto cracker.

Borgo Levada propone la mozzarella, le olive taggiasche, la coppa arrosto, i pomodori secchi e origano.Un insieme gradevolissimo e , soprattutto, gustoso e digeribile.

Così va bene !