dI Chiara Rizzo
Incontrare l’architetto Giorgio Fantin è semplicemente emozionante. E
non solo perché rappresenta la “memoria storica” delle più autentiche
tradizioni della città di Treviso, tanto da essere membro attivissimo
della Congrega per le Tradizioni Trevisane. È un’emozione, soprattutto,
ascoltarlo mentre racconta, con una memoria che farebbe invidia a un
ventenne, aneddoti, nomi,
cognomi e date, con una precisione che sbalordisce, per ricostruire una
storia che gli sta particolarmente a cuore: quella del tiramisù, celebre
dolce della tradizione nazionale, oramai diffuso in tutto il mondo. Un
dolce che, stando a quanto ci racconta Fantin, ebbe i suoi natali
proprio nel capoluogo della Marca Trevigiana, e si trattò di natali
alquanto “scabrosi” che nel corso degli anni seguenti si cercò con tutti i mezzi di nobilitare.
Negli ultimi lustri, in cui assistiamo a una crescente attenzione nei
confronti dei prodotti tipici certificati da un disciplinare o da un
marchio che ne attestino l’autenticità, la “paternità” del tiramisù ha
scatenato una bonaria “guerriglia” che ha visto coinvolti i maggiori
esponenti del giornalismo e della storiografia enogastronomica italiana.
Nessun commento:
Posta un commento