sabato 12 luglio 2014

Pellegrino Artusi e Forlimpopoli

Pellegrino Artusi


L’Artusi ci ha aperto la strada per conoscere noi stessi e la nostra nazione, un cucchiaio alla volta. Ora tocca a noi prendere in mano il nostro futuro culinario. Basta aprire il libro: approfonditelo e lo scoprirete ancora pieno di sorprese.
(Massimo Bottura, ristampa anastatica prima edizione, Giunti 2011)

Pellegrino Artusi, autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“, nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820, da Teresa Giunchi e Agostino. Dopo gli studi al Seminario di Bertinoro, cominciò  ad occuparsi degli affari paterni. A segnare una svolta nella vita del giovane Pellegrino e della sua famiglia fu la famosa incursione del Passatore a Forlimpopoli, il 25 gennaio 1851. Nella stessa notte in cui fece irruzione nel teatro cittadino, la banda del celebre brigante con un sotterfugio, riuscì a entrare nella casa del futuro gastronomo e fare man bassa di denaro e oggetti preziosi. Il colpo banditesco, al di là del danno economico, segnò profondamente la famiglia Artusi: Gertrude, una delle sorelle di Pellegrino, per lo spavento impazzì e fu internata in manicomio.

Nello stesso anno la famiglia Artusi lasciò Forlimpopoli e si trasferì a Firenze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedicò, con un certo successo, all’attività commerciale. Artusi continuò a vivere in Toscana dove morì nel 1911 a 91 anni, ma mantenne sempre vivi i rapporti con la città natale.

Artusi godette di una vita agiata, senza mai perdere di vista le sue passioni per la letteratura e la cucina. Quando Firenze divenne capitale (1865) Artusi cambiò casa e si ritirò a vita privata, dedicandosi a tempo pieno ai suoi interessi culturali, scrivendo prima una biografia di Foscolo e poi “Osservazioni in appendice a 30 lettere del Giusti“. Entrambi i libri furono pubblicati a sue spese, senza grande successo, quel successo che sarebbe arrivato con “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“, pubblicato nel 1891 a spese dell’autore “pei tipi dell’editore Landi“. Prima edizione: 1.000 copie.

È lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nella introduzione (inserita nel 1902 nella VI edizione) che intitolò significativamente “Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Cenerentola”: dal severo giudizio del professor Trevisan che sentenzia “Questo è un libro che avrà poco esito” all’aneddoto dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene.
Ma il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in vent’anni Artusi stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a quota 32 e l’”Artusi” (ormai veniva chiamato con il nome del suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a “I promessi sposi” e “Pinocchio“.

Il volume, che ancora oggi conta un grande numero di edizioni e una vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti (anzi “principii”), secondi e dolci.
L’approccio è didattico (“con questo manuale pratico – scrive Artusi – basta si sappia tenere un mestolo in mano”), le ricette sono accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con uno stile arguto.
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca. All’Artusi va il merito di aver dato dignità a quel “mosaico” di tradizioni regionali, di averlo per la prima volta pienamente valorizzato ai fini di una tradizione gastronomica “nazionale”.

La Festa Artusiana

Artusi è il cronista indiscusso di un capitolo di storia italiana fatto di conoscenza delle tradizioni alimentari: attraverso le ricette ripercorriamo lo stivale appena unificato dalle imprese garibaldine e ne conosciamo i prodotti e le ricette.
Con la Festa Artusiana, che si organizza dal 1997 ogni anno dal penultimo sabato di giugno per nove giornate consecutive, vogliamo rivivere a Forlimpopoli il gusto di ricerca dei sapori, vogliamo dissetare la curiosità di conoscere i particolari di quell’ambiente domestico spesso lasciato in disparte per la fretta del nostro quotidiano.
Desideriamo origliare le parole di chi lavora fra ortaggi profumati, carni e padelle, e trarre qualche spunto per meravigliare il nostro stesso piacere di sperimentarci ai fornelli. E poi, nella magica atmosfera di un paese che si traveste da chef, carpire ogni profumo per fissarlo nella memoria e trovarvi il nostro passato o arricchire il nostro futuro.
Il programma è ricco e le opportunità permettono ad ognuno di assaporare ciò che più è gradito al proprio palato, o di osare un assaggio di un boccone sconosciuto: cucina, musica, teatro, danza, mostre, degustazioni, mercati, premi Artusi, convegno scientifico. Ce n’è per tutti!
Vive in questa festa la sintesi di un sogno: ”casa Artusi”, l’origine del nostro percorso e la meta da raggiungere.
Alla festa Artusiana lavorano febbrilmente associazioni, singoli cittadini, volontari, dipendenti comunali che, in un comune sentire, collaborano alla costruzione di una identità cittadina, fondata sulla propria storia; una storia da condividere con chi ne approva gli scopi, all’insegna del vivere bene insieme e della convivialità.




Forlimpopoli: La città artusiana

Nel nome di Pellegrino Artusi, il centro storico di Forlimpopoli possiede e conserva con orgoglio i connotati di una città di fine ottocento – inizi del novecento. Non si tratta certo di una operazione nostalgia, o di un impossibile ritorno al passato, quanto di un recupero di valori che non devono andare dispersi, il ritrovamento di radici tuttora feconde: vivere bene insieme in una città a misura d’uomo.
I palazzi, le piazze e le vie in questi ultimi anni hanno ritrovato questo aspetto storico; gli stessi privati cittadini, nelle loro ristrutturazioni, seguendo le normative urbanistiche approvate, hanno contribuito alla realizzazione di un effetto armonico complessivo.
La città artusiana si presenta così accogliente e improntata alla convivialità. Fulcro della città artusiana è Casa Artusi, inaugurata nel giugno 2007. Essa è la Casa Viva della Gastronomia Italiana; attraverso la ristrutturazione e la riqualificazione del Convento dei Servi (1300) e della Chiesa ivi annessa, che contiene pregevoli opere d’arte, Casa Artusi è stata pensata non solo e non tanto come il luogo di conservazione della memoria artusiana, ma come spazio principe dove gli chef possono compiere i loro stages, le scuole possono presentare i loro corsi di studio e le aziende, siano esse piccole, grandi o di nicchia, fanno conoscere i loro prodotti.

A Casa Artusi c’è anche, come in ogni casa che si rispetti, una grande Biblioteca Gastronomica, che comprende un corposo assortimento di libri, riviste, film e altri documenti multimediali sulla cultura del cibo, con particolare riferimento alla cucina domestica. Per non dimenticare che l’enorme patrimonio gastronomico italiano è custodito nelle famiglie, più che nella ristorazione più o meno di alta classe.
Grazie a Casa Artusi e alla cultura del cibo siamo convinti che a Forlimpopoli, città artusiana, ogni cittadino del mondo potrà sentirsi come a casa propria.
Per i più svariati motivi la Romagna è nel cuore di molti, ma ancora troppo pochi la conoscono in tutte le sue affascinanti particolarità. Infatti ogni itinerario è una scoperta. Una scoperta umana, prima di tutto, ma anche della storia, delle tradizioni e di tutto quello che il paesaggio contiene compresa la gastronomia.
E' questo l'Appennino Forlivese.

Ma a chi sappia veramente cercare, si dischiudono in queste valli preziose tesori davvero unici: le foreste della Lama e di Campigna, gli antichi borghi ricchi di architetture civili e religiose. Accanto agli episodi più celebrati e conosciuti, vi sono gli aspetti e le testimonianze forse ingiustamente ritenute minori che possono far comprendere ed amare le specificità di questo territorio.

Ma è soprattutto la cultura delle gente che vi abita che và colta. Questa terra ha dietro di sé una storia lunghissima che risale al primo apparire dell'uomo della nostra penisola. E' una terra che ha sempre vissuto del costante rapporto tra il mondo adriatico e padano con quello tirrenico e centro-italico. Queste montagne sono state quindi in passato più elementi di unione che separazione favorendo gli incontri tra popoli e scambi culturali. Se è quindi vero che l'Appennino, racchiuso all'interno della Comunità Montana Forlivese, può offrire rilevanti risorse di carattere ambientale e naturalistico, è altrettanto vero che esso trova la sua identità nella tradizione storico culturale che, di fatto, lo si può riscontrare nello stile di vita presente nell'uomo che abita queste valli.

Per approfondire e per i prodotti tipici e le specialità del territorio visitare: http://www.emiliaromagnaturismo.it/it/enogastronomia; http://www.forlimpopolicittartusiana.it/it/




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