Pellegrino
Artusi
L’Artusi
ci ha aperto la strada per conoscere noi stessi e la nostra nazione,
un cucchiaio alla volta. Ora tocca a noi prendere in mano il
nostro futuro culinario. Basta aprire il libro: approfonditelo e
lo scoprirete ancora pieno di sorprese.
(Massimo Bottura, ristampa anastatica prima edizione, Giunti 2011)
(Massimo Bottura, ristampa anastatica prima edizione, Giunti 2011)
Pellegrino
Artusi, autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar
bene“, nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820, da Teresa Giunchi e
Agostino. Dopo gli studi al Seminario di Bertinoro, cominciò ad
occuparsi degli affari paterni. A segnare una svolta nella vita del
giovane Pellegrino e della sua famiglia fu la famosa incursione del
Passatore a Forlimpopoli, il 25 gennaio 1851. Nella stessa notte in
cui fece irruzione nel teatro cittadino, la banda del celebre
brigante con un sotterfugio, riuscì a entrare nella casa del futuro
gastronomo e fare man bassa di denaro e oggetti preziosi. Il colpo
banditesco, al di là del danno economico, segnò profondamente la
famiglia Artusi: Gertrude, una delle sorelle di Pellegrino, per lo
spavento impazzì e fu internata in manicomio.
Nello
stesso anno la famiglia Artusi lasciò Forlimpopoli e si trasferì a
Firenze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedicò, con un
certo successo, all’attività commerciale. Artusi continuò a
vivere in Toscana dove morì nel 1911 a 91 anni, ma mantenne sempre
vivi i rapporti con la città natale.
Artusi
godette di una vita agiata, senza mai perdere di vista le sue
passioni per la letteratura e la cucina. Quando Firenze divenne
capitale (1865) Artusi cambiò casa e si ritirò a vita privata,
dedicandosi a tempo pieno ai suoi interessi culturali, scrivendo
prima una biografia di Foscolo e poi “Osservazioni in appendice a
30 lettere del Giusti“. Entrambi i libri furono pubblicati a sue
spese, senza grande successo, quel successo che sarebbe arrivato con
“La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“, pubblicato nel
1891 a spese dell’autore “pei tipi dell’editore Landi“. Prima
edizione: 1.000 copie.
È
lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera
nella introduzione (inserita nel 1902 nella VI edizione) che intitolò
significativamente “Storia di un libro che rassomiglia alla storia
della Cenerentola”: dal severo giudizio del professor Trevisan che
sentenzia “Questo è un libro che avrà poco esito” all’aneddoto
dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una
lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene.
Ma
il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in vent’anni Artusi
stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a
quota 32 e l’”Artusi” (ormai veniva chiamato con il nome del
suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a “I
promessi sposi” e “Pinocchio“.
Il
volume, che ancora oggi conta un grande numero di edizioni e una
vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori,
passando attraverso minestre, antipasti (anzi “principii”),
secondi e dolci.
L’approccio
è didattico (“con questo manuale pratico – scrive Artusi –
basta si sappia tenere un mestolo in mano”), le ricette sono
accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con
uno stile arguto.
“La
scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” costituì un
vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica
dell’epoca. All’Artusi va il merito di aver dato dignità a
quel “mosaico” di tradizioni regionali, di averlo per la prima
volta pienamente valorizzato ai fini di una tradizione gastronomica
“nazionale”.
La
Festa Artusiana
Artusi
è il cronista indiscusso di un capitolo di storia italiana fatto di
conoscenza delle tradizioni alimentari: attraverso le ricette
ripercorriamo lo stivale appena unificato dalle imprese garibaldine e
ne conosciamo i prodotti e le ricette.
Con
la Festa
Artusiana, che si
organizza dal 1997 ogni anno dal penultimo sabato di giugno per nove
giornate consecutive, vogliamo rivivere a Forlimpopoli il gusto di
ricerca dei sapori, vogliamo dissetare la curiosità di conoscere i
particolari di quell’ambiente domestico spesso lasciato in disparte
per la fretta del nostro quotidiano.
Desideriamo
origliare le parole di chi lavora fra ortaggi profumati, carni e
padelle, e trarre qualche spunto per meravigliare il nostro stesso
piacere di sperimentarci ai fornelli. E poi, nella magica atmosfera
di un paese che si traveste da chef, carpire ogni profumo per
fissarlo nella memoria e trovarvi il nostro passato o arricchire il
nostro futuro.
Il
programma è ricco e le opportunità permettono ad ognuno di
assaporare ciò che più è gradito al proprio palato, o di osare un
assaggio di un boccone sconosciuto: cucina, musica, teatro, danza,
mostre, degustazioni, mercati, premi Artusi, convegno scientifico. Ce
n’è per tutti!
Vive
in questa festa la sintesi di un sogno: ”casa Artusi”, l’origine
del nostro percorso e la meta da raggiungere.
Alla
festa Artusiana lavorano febbrilmente associazioni, singoli
cittadini, volontari, dipendenti comunali che, in un comune sentire,
collaborano alla costruzione di una identità cittadina, fondata
sulla propria storia; una storia da condividere con chi ne approva
gli scopi, all’insegna del vivere bene insieme e della
convivialità.
Forlimpopoli: La città
artusiana
Nel
nome di Pellegrino
Artusi, il centro
storico di Forlimpopoli possiede
e conserva con orgoglio i connotati di una città di fine ottocento –
inizi del novecento. Non si tratta certo di una operazione nostalgia,
o di un impossibile ritorno al passato, quanto di un recupero di
valori che non devono andare dispersi, il ritrovamento di radici
tuttora feconde: vivere bene insieme in una città a misura d’uomo.
I palazzi, le piazze e le vie in
questi ultimi anni hanno ritrovato questo aspetto storico; gli stessi
privati cittadini, nelle loro ristrutturazioni, seguendo le normative
urbanistiche approvate, hanno contribuito alla realizzazione di un
effetto armonico complessivo.
La città
artusiana si
presenta così accogliente e improntata alla convivialità. Fulcro
della città artusiana è Casa
Artusi, inaugurata
nel giugno 2007. Essa è la Casa
Viva della Gastronomia Italiana;
attraverso la ristrutturazione e la riqualificazione del Convento dei
Servi (1300) e della Chiesa ivi annessa, che contiene pregevoli opere
d’arte, Casa Artusi è stata pensata non solo e non tanto come il
luogo di conservazione della memoria artusiana, ma come spazio
principe dove gli chef possono compiere i loro stages, le scuole
possono presentare i loro corsi di studio e le aziende, siano esse
piccole, grandi o di nicchia, fanno conoscere i loro prodotti.
A
Casa Artusi c’è anche, come in ogni casa che si rispetti, una
grande Biblioteca
Gastronomica,
che comprende un corposo assortimento di libri, riviste, film e altri
documenti multimediali sulla cultura del cibo, con particolare
riferimento alla cucina domestica. Per non dimenticare che l’enorme
patrimonio gastronomico italiano è custodito nelle famiglie, più
che nella ristorazione più o meno di alta classe.
Grazie a Casa Artusi e alla
cultura del cibo siamo convinti che a Forlimpopoli, città artusiana,
ogni cittadino del mondo potrà sentirsi come a casa propria.
Per
i più svariati motivi la Romagna è nel cuore di molti, ma ancora
troppo pochi la conoscono in tutte le sue affascinanti particolarità.
Infatti ogni itinerario è una scoperta. Una scoperta umana, prima di
tutto, ma anche della storia, delle tradizioni e di tutto quello che
il paesaggio contiene compresa la gastronomia.
E' questo l'Appennino Forlivese.
Ma a chi sappia veramente cercare, si dischiudono in queste valli preziose tesori davvero unici: le foreste della Lama e di Campigna, gli antichi borghi ricchi di architetture civili e religiose. Accanto agli episodi più celebrati e conosciuti, vi sono gli aspetti e le testimonianze forse ingiustamente ritenute minori che possono far comprendere ed amare le specificità di questo territorio.
Ma è soprattutto la cultura delle gente che vi abita che và colta. Questa terra ha dietro di sé una storia lunghissima che risale al primo apparire dell'uomo della nostra penisola. E' una terra che ha sempre vissuto del costante rapporto tra il mondo adriatico e padano con quello tirrenico e centro-italico. Queste montagne sono state quindi in passato più elementi di unione che separazione favorendo gli incontri tra popoli e scambi culturali. Se è quindi vero che l'Appennino, racchiuso all'interno della Comunità Montana Forlivese, può offrire rilevanti risorse di carattere ambientale e naturalistico, è altrettanto vero che esso trova la sua identità nella tradizione storico culturale che, di fatto, lo si può riscontrare nello stile di vita presente nell'uomo che abita queste valli.
E' questo l'Appennino Forlivese.
Ma a chi sappia veramente cercare, si dischiudono in queste valli preziose tesori davvero unici: le foreste della Lama e di Campigna, gli antichi borghi ricchi di architetture civili e religiose. Accanto agli episodi più celebrati e conosciuti, vi sono gli aspetti e le testimonianze forse ingiustamente ritenute minori che possono far comprendere ed amare le specificità di questo territorio.
Ma è soprattutto la cultura delle gente che vi abita che và colta. Questa terra ha dietro di sé una storia lunghissima che risale al primo apparire dell'uomo della nostra penisola. E' una terra che ha sempre vissuto del costante rapporto tra il mondo adriatico e padano con quello tirrenico e centro-italico. Queste montagne sono state quindi in passato più elementi di unione che separazione favorendo gli incontri tra popoli e scambi culturali. Se è quindi vero che l'Appennino, racchiuso all'interno della Comunità Montana Forlivese, può offrire rilevanti risorse di carattere ambientale e naturalistico, è altrettanto vero che esso trova la sua identità nella tradizione storico culturale che, di fatto, lo si può riscontrare nello stile di vita presente nell'uomo che abita queste valli.
Per approfondire e per i prodotti tipici e le specialità
del territorio visitare:
http://www.emiliaromagnaturismo.it/it/enogastronomia;
http://www.forlimpopolicittartusiana.it/it/
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